Guida alla pensione integrativa e ai fondi pensione

Quando parliamo di pensione integrativa, stiamo vagliando la possibilità di usufruire di una soluzione parallela al reddito in vecchiaia che lo Stato offre al cittadino, attraverso il denaro accantonato durante la sua vita lavorativa. Si parla di previdenza complementare proprio per il suo ruolo di affiancarsi alla pensione statale. Un tema che è stato affrontato soprattutto a partire dal 2011 dato l’allungamento della vita lavorativa, il crescente tasso di disoccupazione e la riforma pensionistica. Ma un altro fattore che sta spingendo i cittadini a fare maggiore attenzione al proprio futuro è sicuramente la forte crisi economica che sta attraversando il nostro Paese.

La pensione integrativa permette, infatti, la creazione di un vero e proprio fondo previdenziale individuale che viene scelto in base al soggetto e si aggiunge alla pensione obbligatoria che viene percepita al termine del servizio lavorativo. Viene quindi accantonato un capitale in aggiunta a quello obbligatorio, mediante le forme di previdenza come i fondi di pensione e le assicurazioni vita che permettono di garantire al soggetto un capitale aggiuntivo. Il fondo della pensione integrativa si somma alla classica pensione ed è per questo motivo che prende nome di previdenza complementare.

Cosa fare per accedere ad una pensione integrativa? Per avere una somma aggiuntiva alla nostra pensione obbligatoria, possiamo ricorrere ai fondi di pensione che cambiano in base al versamento della quota: fondi pensione aperti; fondi pensione chiusi e piani individuali pensionasti o Pip. I fondi pensione aperti sono gestiti da compagnie assicurative, istituti bancari, società private o anche da società di gestione del risparmio; i fondi di pensione chiusi nascono da accordi tra sindacati ed organizzazioni imprenditoriali e si rivolgono ai dipendenti e ai lavoratori autonomi. I piani individuali pensionistici, detti Pip, rappresentano i veri e propri piani di previdenza individuali e nascono dalla sottoscrizione di un’assicurazione sulla vita.

Un aspetto da non trascurare per la previdenza integrativa è la reversibilità. Il beneficiario della rendita, una volta conclusosi il periodo di contribuzione, può scegliere per una rendita che nel caso del suo decesso continuerà ad essere corrisposta ad una persona da lui indicata. Questa caratteristica viene gestita a seconda che l’aderente deceduto sia ancora nella fase del versamento di contributi o in quella di erogazione delle prestazioni.

Qualora il beneficiario del fondo pensione o della polizza scelga la reversibilità, ci sarà un’altra quota addizionale da pagare. È necessario, dunque, fare attenzione alla differenza fra rendita e capitale: se si sceglie di avere una pensione, essa è legata alla vita del beneficiario ed eventualmente a quella dei suoi superstiti, ma non può ritrasformarsi in capitale alla morte. Chi decide per la reversibilità decide quindi di rinunciare al capitale. Per comprendere meglio vi proponiamo una simulazione di pensione integrativa presente nella Guida alla pensione integrativa e ai fondi pensione.

di Tiziana Casciaro

 

Maggiori informazioni qui:
Ti è piaciuto l'articolo? Sei rimasto soddisfatto? Aiutaci a far crescere il portale clicca qui: