Pensione donne settore privato e pubblico: quali le differenze
In pensione solo dopo i 66 anni e 7 mesi. È questo il destino di molti lavoratori italiani con il prossimo adeguamento dei requisiti di pensionamento alle aspettative di vita. Dal 2016 infatti per lasciare il lavoro saranno necessari 4 mesi in più, rispetto al 2015.
A comunicarlo è stato l'Inps. In una circolare l’Istituto di previdenza ha sottolineato come questo adeguamento dell'età pensionabile sia una modifica prevista per legge. L'ente ha ricordato anche che esistono delle eccezioni alla regola, come le donne e i soggetti che hanno maturato molti anni di contribuzione. Il requisito vale per i lavoratori uomini (di qualsiasi settore) e per le impiegate pubbliche.
Pensione donne settore privato 2015: i requisiti
Sono dunque escluse le donne assunte nel settore privato e le lavoratrici autonome, che potranno ancora andare in pensione anticipata fino al 2018. Ma vediamo quali sono i requisiti per la pensione:
- le dipendenti private potranno andare in pensione a 65 anni e 7 mesi fino al 31 dicembre 2017, mentre dal 2018, l'età pensionabile salirà a 66 anni e 7 mesi.
- Le autonome invece dal 2016 potranno mettersi a riposo con 66 anni e un mese di età. Il requisito anagrafico sarà poi aumentato nel 2018 fino a 66 anni e 7 mesi.
Pensione donne settore privato: come andare in pensione anticipata
Rimane ancora però la soluzione del pensionamento anticipato, che scatta non appena si accumulano un certo numero di anni di contribuzione, a prescindere dall’età del lavoratore. Tuttavia, dal 2016 anche per le pensioni anticipate ci sarà un innalzamento dei requisiti.
Da prossimo anno infatti i lavoratori potranno accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, quattro mesi in più rispetto ai requisiti fissati per il 2015. Le donne invece potranno andare in pensione con una contribuzione di almeno 41 anni e 10 mesi (nel 2015 sono necessari 41 anni e mezzo).
C’è però una nota positiva: chi accede al pensionamento anticipato non subisce più alcuna penalizzazione. A differenza di quanto avveniva sino allo scorso anno (era previsto un taglio dell'assegno per chi, nonostante l’anzianità contributiva, andava in pensione prima di aver compiuto 62 anni di età) non sono previste riduzioni del trattamento previdenziale.
Ovviamente gli aumenti dell’età pensionabile vanno di pari passo all’incremento delle aspettative di vita, che sono in costante crescita da anni. È probabile quindi che nel 2019 ci sarà un nuovo adeguamento alle aspettative di vita, che porterà l’età pensionabile, per la prima volta, sopra i 67 anni.