Pensioni 2016 donne pubblico impiego: novità opzione donna

Parlare di pensioni 2016 donne pubblico impiego significa analizzare diversi aspetti, come per esempio le novità relative all’opzione donna.

Pensioni donne: informazioni generali sull’opzione donna

Prima di entrare nel vivo di pensioni 2016 donne pubblico impiego e di dare informazioni sui cambiamenti che hanno coinvolto l’opzione donna vediamo in generale in cosa consiste questa alternativa.

Introdotta dalla Legge Maroni nel 2004, l’opzione donna consente alle lavoratrici del pubblico impiego di andare in pensione una volta raggiunti i 57 anni e 3 mesi, a patto di aver maturato almeno 35 anni di contributi e di accettare il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo.

Pensioni 2016 donne: cosa è cambiato con la Legge di Stabilità

La Legge di Stabilità 2016 ha portato numerose novità per quanto riguarda le pensioni 2016 donne pubblico impiego, coinvolgendo anche la questione dell’opzione donna. In che modo? Per capire come sono cambiate le cose è utile fare riferimento al comma 281 dell’articolo 1.

Che cosa dice? Che tenendo ferme le regole sopra ricordate riguardanti l’accesso all’opzione sperimentale, il 31 dicembre 2015 è da considerarsi come data limite entro il quale le lavoratrici devono aver maturato i requisiti per il diritto alla pensione.

Pensioni 2016 donne pubblico impiego: informazioni sulla finestra mobile

Informarsi su pensioni 2016 donne pubblico impiego e sulle modifiche che la Legge di Stabilità ha portato all’opzione donna significa ricordare che, nonostante i suddetti cambiamenti, permane la presenza della finestra mobile.

Di cosa si tratta? Di un periodo che decorre dal momento in cui la lavoratrice ha maturato i requisiti per l’accesso al trattamento a quello in cui riceve l’assegno. Nel caso delle lavoratrice del settore pubblico questo intervallo di tempo è pari a 12 mesi.

Pensioni donne pubblico impiego: parliamo di decurtazioni

Parlare di pensioni 2016 donne pubblico impiego e degli effetti del regime sperimentale opzione donna significa considerare anche la questione delle decurtazioni degli assegni, inevitabili visto che il regime introdotto dalla Legge Maroni prevede il calcolo del trattamento secondo il metodo contributivo.

Alla luce di questo aspetto è necessario parlare di decurtazioni comprese tra il 25 e il 30%. Questa stima è da considerarsi generale, dal momento che i dettagli precisi variano sulla base dell’età della lavoratrice e dalla situazione della sua carriera al momento della maturazione dei requisiti.

Per dare qualche numero specifico si può dire che una donna nata nel 1956, che inizia a lavorare nel 1976 e che sceglie il collocamento in pensione con l’opzione donna è interessata da una decurtazione dell’assegno mensile pari al 27% (il che significa che l’importo annuo della pensione, considerando una retribuzione annua lorda di 30.000€ nell’ultimo anno di lavoro, è pari a 17.810€).

 

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