Quota 100: in cosa consiste
La riforma Fornero della pensioni ha lascito strascichi pesanti. Nata per fronteggiare la crisi finanziaria, ha causato negli anni un aumento della disoccupazione giovanile e non pochi disagi a chi, nonostante la tarda età, è stato costretto ancora a lavorare. Mettere mano a questa materia è dunque una esigenza sia economica che sociale.
Negli ultimi sei mesi si è fatta strada l’ipotesi della quota 100. Questa consiste nella possibilità per i lavoratori di andare in pensione se la somma degli anni di versamento con l’età anagrafica produce valore cento. In questo modo, un dipendente che ha compiuto 62 anni e dispone di 38 anni di contributi potrebbe andare in pensione anticipatamente.
Questa ipotesi si è arenata di recente per la presa di posizione di alcuni esponenti politici e delle istituzioni. Il punto della situazione è semplice da comprendere. Complesso è immaginare come possa evolversi.
Pensioni quota 100: lo scontro tra Inps e Pd
Il primo bastone tra le ruote reca la firma della Consulta. Questa ha decretato, un paio di mesi fa, illegittimo il blocco delle indicizzazioni. Il Governo ha quindi dovuto mettere mano ai cordoni della borsa e concedere almeno il minimo indispensabile per dare seguito alla sentenza. Ciò è stato positivo per i pensionati ma d’altra parte ha bloccato i lavori sulla nuova riforma delle pensioni. Uno stallo che ha portato presso alla presa di posizione di Damiano e di Boeri, rispettivamente presidente della Commissione Lavoro alla Camera e presidente dell’INPS. I due hanno avanzato ipotesi diverse, opposte l’una all’altra.
Damiano sarebbe per la quota 100. Se la sua posizione vincesse, vedremmo le pensioni quota 100 nel 2015, quindi già quest’anno. Tito Boeri è di tutt’altro avviso. E’ consapevole, in prima battuta, che un abbassamento così drastico, anche se facoltativo, dell’età pensionabile, costerebbe alle casse dell’ente un mucchio di quattrini.
Va ricordato, a proposito, che l’INPS non gode di ottima salute dal momento che, a scapito del buon senso, le pensioni non vengono pagate dai contributi versati in passato ma dai contributi che i lavoratori stanno versando oggi. In questo scenario appare effettivamente rischioso promuovere le pensioni quota 100 nel 2015.
L’ipotesi di Tito Boeri prevede un reddito di cittadinanza per gli over 55 che hanno perso il lavoro. Un modo per assegnare un contributo pensionistico anticipato, mascherato da strumento di welfare. Perché Tito Boeri sta portando avanti questa ipotesi? La risposta è semplice: pagherebbe lo Stato, non l’INPS. In questa maniera toglierebbe le castagne dal fuoco all’ente che presiede, e riuscirebbe comunque a smorzare i tragici effetti della Riforma Fornero. Chi la spunterà? Il cammino del dialogo è ancora molto lungo.