Opzione donna: ecco le lavoratrici che possono accedervi

L’opzione donna è una possibilità a disposizione delle lavoratrici sia pubbliche sia private. Si tratta di un regime sperimentale che è stato introdotto con la Legge Maroni del 2004, che consente alle lavoratrici che hanno compiuto 57 anni e 3 mesi – un anno in più se autonome – di andare in pensione dopo aver maturato almeno 35 anni di contributi.

Regime sperimentale donna: informazioni sull’assegno

L’opzione donna rappresenta una soluzione che consente di andare in pensione prima, a patto di soddisfare i requisiti sopra specificati e di accettare il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo.

Questo significa che l’assegno percepito, tenendo conto delle differenze relative al grado di carriera della singola lavoratrice e alla sua età, è inferiore del 25/30% rispetto a quello che verrebbe percepito in caso di calcolo con il metodo retributivo.

Regime sperimentale: le discussioni sulla proroga

Parlare di opzione donna significa considerare le discussioni relative alla proroga del regime, che hanno dominato il panorama previdenziale nel corso del 2015. Il caso è nato in seguito a due circolari divulgate dall’Inps nel 2012, che sono state lette considerando il 31 dicembre 2015 come data ultima per la presentazione delle domande di accesso al regime.

Le cose sono cambiate con l’inizio del 2016. In che modo? Iniziando ufficialmente a considerare il 31 dicembre 2015 non come data ultima per la presentazione delle richieste di accesso al regime, bensì come riferimento per la maturazione dei requisiti.

Pensione con il regime sperimentale donna: cosa sapere sulla finestra mobile

Per avere un quadro generale dell’opzione donna è bene fare cenno alla finestra mobile. Cosa implica? Il fatto che l’erogazione dell’assegno inizi 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti nel caso delle lavoratrici dipendenti e 18 mesi dopo per quanto concerne invece la situazione delle lavoratrici autonome.

La questione della finestra mobile è rimasta in vigore ed è stata introdotta con la circolare 53/2011 dell’Inps.

Contributi per il regime sperimentale: ecco le indicazioni tecniche

Concludiamo questa breve guida dedicata all’opzione donna dettagliando la tipologia di contributi necessaria alla maturazione dei requisiti.

Il monte contributivo dei 35 anni comprende i contributi obbligatori, quelli da riscatto e quelli da ricongiunzione. Sono esclusi i contributi per malattia e quelli per disoccupazione.

Da specificare è anche il fatto che non possono usufruire dei vantaggi dell’opzione donna le lavoratrici che, dal 2011 in poi, sono state incluse nelle varie salvaguardie per i lavoratori esodati.

Secondo le disposizioni normative ufficiali, la prosecuzione dell’opzione donna è subordinata a un monitoraggio delle spese.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze dovrà infatti trasmettere entro il 30 settembre di ogni anno una relazione relativa al regime, con riferimenti specifici inerenti il numero di lavoratrici che ne hanno usufruito e, chiaramente, con informazioni sugli oneri previdenziali.

 

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