Pensioni d’oro 2016: come sarà risolta la questione nel 2016

Pensioni d'oro tagli: una panoramica

Il termine pensioni d'oro è capace, da solo, di accendere gli animi e alimentare furiosi dibattiti. Il tema dei privilegi, infatti, rappresenta un nervo scoperto dell’opinione pubblica italiana. La sensazione è che la questione sia influenzata dall’invidia sociale, più che dalla consapevole necessità di ottimizzare le risorse.

Ad ogni modo, attualmente le proposte in campo sono vaghe e fumose. Non ci sono numeri, non ci sono dettagli, non ci sono soluzioni. Il motivo è semplice, e riguarda elementi sia strutturali che politici.

Da un lato, proprio strutturalmente, è difficile distinguere i buoni dai cattivi, ossia coloro che godono di un ricco assegno pensionistico perché hanno lavorato tanto, da coloro che invece hanno tratto vantaggio dalle contraddizioni del vecchio sistema.

Nella seconda categoria, per esempio, vanno inseriti i lavoratori che hanno usufruito di una promozione in extremis, che sono andati in pensione con il retributivo.

Dall’altro lato, invece, va segnalato un certo lassismo da parte del legislatore, che ancora – nonostante le chiacchiere e le dichiarazioni di intenti – non ha commissionato studi approfonditi in grado di diversificare e distinguere.

Pensioni d'oro in Italia

In linea teorica, la soluzione è semplice: abbassare le pensioni d’oro alla cui composizione ha contribuito il sistema di calcolo retributivo e dirottare quelle risorse per finanziare una uscita dal mercato del lavoro degna di questo nome e rispettosa dell’individuo.

Nella pratica, sono molti gli ostacoli. In primis, quelli politici (molti pensionati d’oro sono parlamentari), secondariamente quelli costituzionali. Strano ma vero: intaccare privilegi consolidati è un atto che rasenta l’incostituzionalità.

Tagli alle pensioni d'oro: le proposte sul tavolo

È evidente, però, che una soluzione va trovata, e al più presto. Sullo sfondo, i nodi ancora irrisolti della riforma pensionistica, riguardo alla quale il capitolo pensioni d’oro rappresenta solo una parte. Minima, ma propedeutica: è una questione di allocamento delle risorse.

Grazie al denaro ricavato dal taglio alle pensioni d’oro, infatti, potrebbero essere riformate i seguenti istituti:

  • Pensionamento anticipato. L’età pensionabile è molto alta. Ciò è dannoso per l’individuo, soprattutto se pratica un lavoro usurante. Danneggia però anche l’economia, dal momento che ritarda l’ingresso nel mondo del lavoro da parte dei giovani.
  • Pensionato per i lavori precoci. È una delle tante contraddizioni della riforma Fornero. Alcuni lavoratori sono costretti a lavorare per più di 40 anni perché, pur rispettando il criterio contributivo, non superano “l’esame” anagrafico: hanno semplicemente iniziato a lavorare troppo presto.
  • Assistenza ai disoccupati over 55. La crisi economica ha aperto anche questo fronte. Alcune persone si ritrovano senza lavoro e senza pensione alla soglia dei 60 anni. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha proposto una sorta di reddito di assistenza per questa fascia di persone, particolarmente sfortunata.

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