Pensioni Quota 100: Ultimissime notizie e pensioni quota 41

Ultime Notizie Pensioni

Da diversi anni, è presente un ampio dibattito parlamentare e tra associazioni di categoria per riformare il sistema pensionistico italiano. L'ente previdenziale (INPS) nel lungo periodo, infatti, non riuscirà più a sostenere il peso del costo delle pensioni a causa di diversi fattori:

  • Aumento dell'età media delle persone;
  • Crisi del mondo del lavoro;
  • Diminuzione del numero degli occupati nel tempo.

Tutto ciò si ripercuote necessariamente sui costi che si devono sostenere per continuare a garantire il pagamento delle pensioni per gli ex lavoratori. Per cui si rende necessario un intervento delle istituzioni per trovare un nuovo modo di uscita delle persone dal mondo del lavoro, senza però abbandonare completamente delle tutele di natura sociale.

La soluzione, quindi, non può ravvisarsi solo ed esclusivamente nell'aumento dell'età pensionabile per lavoratori e lavoratrici, ma bisogna trovare un sistema equo che permetta di coniugare le diverse esigenze. Un discorso a parte merita poi il sistema delle mini pensioni che deve essere valutato attentamente.

Le ultime notizie sulle pensioni quota 100

Una delle soluzione che è attualmente al vaglio delle parti sociali e che trova diverse posizioni favorevoli è la Quota 100. Si tratta di una proposta avanzata dal professor Damiano, presidente della Commissione del Lavoro della Camera che mira a reintrodurre la possibilità di andare in pensione all'età di 62 anni, eventualità che era stata abolita 5 anni fa dal governo Monti.

Alla base della proposta c'è la necessità di reintrodurre il sistema delle quote, ossia di sommare l'età anagrafica del lavoratore con l'anzianità contributiva per permettere l'uscita verso la pensione. L'intento di questa proposta è quello di sommare l'età minima di 62 anni con il minimo di 35 anni di contributi versati, per poi perfezionare il tutto con il raggiungimento della quota 100.

Un esempio chiarirà meglio il concetto: un lavoratore di 62 anni potrà andare in pensione con almeno 38 anni di contributi, un lavoratore di 63 anni con 37 e così via. Questo meccanismo è valido per i lavoratori dipendenti mentre per quelli autonomi è previsto un sistema con parametri più stringenti per i quali è prevista la quota 101 con almeno 63 anni di età.

Altre proposte di riforma

Nella proposta di cambiamento delle pensioni non vengono menzionati i cosiddetti lavoratori precoci. Per loro quindi resta fermo il raggiungimento dei requisiti richiesti per la pensione anticipata, per cui o dovranno raggiungere l'età anagrafica o il versamento di 42 anni e 6 mesi di contributi versati.

Alcune indiscrezioni parlano di una possibile rivisitazione del requisito contributivo, proposta portata avanti dalla stessa parte politica, di abbassare i contributi da versare di un anno e fermarsi quindi a 41 anni e 6 mesi. Recentemente è stata proposta a Governo e parti sociali anche un'altra ipotesi di riforma, avanzata da alcuni parlamentari della Lega Nord, che è più favorevole per i lavoratori ma è maggiormente oneroso per lo Stato.

Il criterio di fondo si basa sempre sul raggiungimento della famosa quota 100 ma con una maggiore flessibilità: ad esempio è prevista una soglia minima per l'età anagrafica di 58 anni. Ne consegue quindi un numero più ampio di combinazioni tra età anagrafica e contributiva per raggiungere la soglia di uscita.

Novità sulle pensioni precoci quota 41

Molto sentito è il dibattito sui lavoratori precoci che sperano che il governo prenda in considerazione la quota 41 proposta sempre da Damiano. In realtà, l'esecutivo starebbe pensando per questi lavoratori ad una sorta di bonus contributivo per favorire l'uscita verso la pensione ma ai lavoratori precoci questa soluzione non piace.

Questi ultimi infatti non gradirebbero alcuna penalizzazione in caso di uscita anticipata né tantomeno ottenere un bonus contributivo. La soluzione che si aspettano è l'uscita verso la pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi senza ulteriori limiti.

Sul tema quindi rimane una sostanziale distanza tra Governo e parti sociali. Una ultima indiscrezione darebbe vita ad una nuova alternativa: 41 anni e 10 mesi di contributi per i lavoratori precoci per andare in pensione ma solo per coloro che hanno iniziato la loro attività lavorativa prima dei 18 anni.

A questi si andrebbero poi ad aggiungere i lavoratori appartenenti alle categorie dei lavoratori usuranti e la possibilità di effettuare la ricongiunzione gratuita dei contributi di diverse categorie.

 

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