Pensioni, rimborsi fino a 3mila euro se restituzione totale

Rimborsi pensioni, le previsioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio

Il Governo deve ancora assumere una decisione sulla questione dell’indicizzazione delle pensioni relativa al biennio 2012-2013 aperta dalla sentenza della Consulta. Sono comunque arrivate le prime stime dei rimborsi per gli arretrati dovuti, e i conseguenti adeguamenti, che potrebbero ricevere i pensionati.

I numeri sono stati comunicati dall’Ufficio parlamentare di bilancio, in base al quale, ad esempio, quanti percepiscono un assegno compreso tra i 1.400 e i 1.900 euro, riceverebbero circa 3.000 euro per gli anni che vanno dal 2012 al 2014. A partire da quest’anno, invece, la pensione aumenterebbe di 1.229 euro annui.

Somme computate, sostiene l'Upb, "sullo scenario 'peggiore' per la finanza pubblica”. Una situazione che corrisponde al ripristino della normativa antecedente l’avvio della norma bocciata dalla Consulta, valutando, allo stesso tempo, le modifiche definite nel corso del periodo 2014-2016, senza per questo prendere in esame riduzioni. Anche se l’Esecutivo sta valutato di procedere in una restituzione solo parziale.

Se vengono presi in considerazione i pensionati titolari di un assegno da 2.000 a 2.500 euro, gli arretrati possono raggiungere i 3.800 euro, mentre da quest’anno i trattamenti dovrebbero fruire di una rivalutazione di 1.547 euro annui.

Rimborsi pensioni 2015 per assegni superiori a 4.500 euro

Qualora invece le pensioni eccedano la soglia dei 4.500 euro, avremo un rimborso di 7.000 euro per il periodo 2012-2014. Dal 2015 poi avremo un aumento di 2.831 euro. L'Upb pone in evidenza poi alcune situazioni limite. Nell’eventualità di restituzione integrale del pregresso, i pensionati conseguirebbero somme addirittura superiori rispetto a quanto non incassato.

L'Upb sostiene infatti che “bisogna tenere conto che mentre queste cifre negli anni passati sarebbero state tassate in Irpef ad aliquota marginale, le somme riscosse a titolo di arretrati sono tassate separatamente all'aliquota media, un regime che risulta sensibilmente meno gravoso".

Selezionando un pensionato che percepisce un assegno mensile dai 1.500 ai 2.000 euro, i trattamenti non percepiti sarebbero stati tassati a un’aliquota pari al 30% se fossero stati ricevuti anno per anno. Nell’eventualità, invece, di un rimborso integrale, sarebbe disposta una aliquota media corrispondente al 19%.

L’altro fattore esaminato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio interessa le conseguenze contabili della decisione assunta dalla Consulta. Se l’entità globale dei rimborsi dovesse risultare superiore a 0,5 punti di Pil, ossia 8 miliardi, “l'effetto della sentenza implicherebbe un indebitamento netto al di sopra del limite del 3%”. Una situazione che andrebbe a minare il Patto di Stabilità.

 

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